Sapore di Ultras 


Ci risiamo di nuovo, puntuale come un orologio svizzero è arrivata l’ennesima brutta sconfitta. A quanto pare di questi tempi sembrerebbe non ci siano argomenti migliori, tutto procede bene (!) e lentamente si scivola in basso, in compagnia di squadre che la, pagnotta se la sudano con dignità.
C'è una novità invece che non è di certo quella riguardante la nostra amata Roma ed il suo inossidabile e commovente attaccamento ai colori, sociali, c’è un nuovo argomento che non è quello di lamentarsi dei giocatori.
Di nuovo c’è questo antico sapore di Ultras che sto respirando da qualche tempo. “Ma come la Roma fa schifo e tu sei contento?”
Non sono affatto contento della Roma, ma non sono neanche. contento che il quotidiano sportivo della capitale esca di venerdì, a 48 ore da una partita delicata come quella con l’Inter, con dei titoloni allarmanti e catastrofici, che di certo non hanno giovato a nessuno, o quasi.
Non capisco questa attitudine locale a farci ridere dietro da tutta Italia, mi sfugge questo sottile piacere che si prova, in momenti cosi particolari, a gettare benzina sul fuoco.
Se ci sono dei panni sporchi (e ci sono) laviamoli in famiglia, ma per carità di Dio, di fronte a chi ci guarda sfoderiamo l’orgoglio e la romanità che sventoliamo invece, con ipocrisia e vanità, quando si vince
Vincere. Si è bello quando si vince, guardi la gente dall’alto in basso e ti senti il più forte, ma io e non solo io, per anni i più forti l’ho osservati dal basso verso l’alto e non mi sono mai, dico mai, vergognato.
Ho costruito faticosamente la mia vita da tifoso Ultras tra sconfitte e sconfitte, eppure stavo sempre lì, circondato da tariti altri giovani tifosi che sentivano ciò che io sentivo, ed i miei occhi hanno visto sfaceli che solo a ricordarli mi viene la pelle d’oca.
La Rometta che ogni tanto vinceva con le grandi mi ha accompagnato per lunghi anni e non ho mai mollato, anzi ero più attaccato di prima alla bandiera che mi seguiva fedele ogni domenica allo stadio.
Poi è arrivata la Magica Roma, vittorie su vittorie, uno scudetto strameritato una finale di Coppa dei Campioni, quanti bei ricordi, quante esperienze indimenticabili, ma dentro, la mia anima curvarola parlava chiaro ed io la capivo.
Dove sei Roma-Varese di una Coppa Italia di tanti anni fa, con il fresco Commando che si batte contro i tifosi che fischiano..
Che soddisfazione ragazzi quella sera, vero? Spontanea come quella di oggi, che nasce da ciò che vedono i miei occhi e sentono le mie orecchie e che si riassume in una sola parola: Tifo!! Cosa è cambiato da allora?
Volevamo di nuovo i momenti difficili per ritornare a provare delle sensazioni vere? Eccoli qua!!
Volevamo, perché in molti avevamo questo desiderio, riscoprire antichi ideali che lustri di borghesi vittorie, avevano cambiato? Eccoli qua!!
Ed è per questo che sono felice, a Roma-Inter nonostante la sconfitta che lascia sempre il tempo che trova, ho voluto cantare fino alla fine, rispolverando un modo di essere, del quale sentivo la mancanza.
Mi sono ritrovato con le vesciche alle mani per aver suonato la grancassa (i vecchi amori si sa, sono duri a morire... ma sono ugualmente contento perché alle mie spalle c'è un gruppo che sta funzionando, il quale lentamente ma con coscienza sta capendo che essere tifosi Ultras, è un compito facile solo in apparenza.
E’ importante crescere tra le sconfitte, perché ti rende più sanguigno e attaccato, esattamente come successe al sottoscritto tantissimi anni fa.
E’ bello tifare anche nella sconfitta perché la dignità che noi, Commando Ultrà Curva Sud, abbiamo faticosamente costruito anno dopo anno, non può essere infangata da dei signori senza cuore né anima.
E si tifa con rabbia sullo 0-3 anche per far vedere a 300 interisti (pochini con uno scudetto all’orizzonte) che non è necessario avere uno squadrone per sentirsi un Ultras.
Ultras inteso come massimo attaccamento a dei valori che la gente spesso non comprende, che i giornalisti affogano in articoli ricchi di menzogne, sbandierando sempre in continuazione la violenza.
Ne è un esempio l’articolo del Giorno di Milano del 7/3/89 riguardante il processo a 65 ,teppisti giallorossi e firmato da un certo P.C. nel quale tra le tante verità spicca: “... impuniti i vandali potranno fare altre scorribande”.
Ecco una maniera esemplare di far conoscere all’opinione pubblica la conclusione di un processo, nel quale si trovavano coinvolti dei ragazzi e delle ragazze colpevoli soltanto di essersi trovati su quei bus e che comunque sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto.
Anche questa è violenza perché si nasconde la verità e si cerca, oltre che criminalizzare come al solito i romani (dimenticando invece quanto anche Milano sia ricca di violenza calcistica, esportata spesso anche in trasferta, vedi il dramma di Ascoli), di colpevolizzare tutto il mondo del tifo.
Di questa assoluzione i giornali romani ne avrebbero dovuto dare il giusto risalto, come fecero al momento dell’arresto con foto e articoli in prima pagina, e invece per trovare qualcosa si è faticato un pò ed anche questo non è giusto.
Nel bene e nel male il mondo dei tifo è negativo! Ed io invece canto, e con me tutto il Vecchio Cucs che molto modestamente rappresento e che sta iniziando a far quadrare i conti, la funzionalità non si acquista dall’oggi al domani, ma cresce piano piano, domenica dopo domenica, senza troppa fretta che in genere è una cattiva consigliera.
Insieme stiamo riscoprendo valori che un pò tutti avevamo dimenticato e non ha importanza se c’è gente che si mette le coccarde in Monte Mario solo quando si è forti, come non ha importanza se c’è gente che fischia al primo sbaglio o al primo gol subito.
Noi facciamo il tifo, non per quei signori che stancamente si trascinano in campo, ma perché è un qualcosa che si sente dentro, perché abbiamo cuore e fiato da vendere, perché noi sentiamo e sperimentiamo sulla nostra pelle tutte quelle sensazioni che a qualcuno sfuggono.
Naturalmente con l’augurio e la consapevolezza che il prossimo anno in campo ci siano ragazzi che non perdano tempo la notte ad andare per locali (vedi Acropolis), circondati da giulive-fanciulle a fare le ore piccole, con tanto di cravatta legata in testa a mò di fermacapelli (vedi Tex).
Abbiamo organizzato spettacoli a Roma-Bologna e Roma-Inter e domenica andremo tutti a Pisa, alla faccia anche di questo stipendiatissimo “professionista”, per far vedere che la romanità si innalza al cielo con più soddisfazione nei brutti momenti, perché è li che si vede il vero tifoso.
Cadere in terra non è poi così drammatico, se, poi si ha la forza e il coraggio di rialzarsi.
Vero ragazzi?

Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs

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